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Marocco: La pista che collega Taouz a Zagora

Non possiamo resistere, ogni volta che passiamo per il Marocco dobbiamo percorrere questa pista. In questo articolo abbiamo riassunto alcune delle nostre esperienze fatte in moto e in camion. In fondo all’articolo potrete trovare la traccia GPS da utilizzare durante la semplice navigazione di questo percorso.

  • Punto di partenza Merzouga
  • Punto di arrivo Zagora
  • Lunghezza 250 Km off-road
  • Durata 1 – 2 giorni
  • Mezzo di trasporto Moto da enduro, Bicilindrica o Monocilindrica, Fuoristrada, Camper 4×4, Camion.
  • Difficoltà bassa su quasi tutto il percorso, ad eccezione del tratto dell’Oued Daoura che giudico di media difficoltà.
  • Possibilità di accampamento lungo tutta la tratta

Premessa

Il Marocco è un paese dalle possibilità paesaggistiche infinite, nei sui grandi spazi possiamo trovare le montagne, l’altissimo Atlante con vette che superano i tremila metri e che per buona parte dell’anno restano innevati. Oppure scendere a sud, alle porte del Sahara, patria del popolo Saharawi e scavalcare le grandi dune degli Erg Chegaga e Chebbi, attraversare Sebcke, laghi estinti, fiumi asciutti e la verde valle del Draa, soprannominata la via delle Kasbah. L’itinerario che segue è quello che descrive una delle tappe più belle che si possono intraprendere nel nord del Sahara Marocchino, duecentocinquanta chilometri che racchiudono una varietà di colori, panorami, e conformazioni geologiche che vi lasceranno un ricordo indelebile. Lo stesso ricordo che ora, scrivendo, mi fa riaffiorare i sintomi di quella malattia che colpisce noi amanti del Deserto: Il Mal D’Africa!

Il percorso

Bisogna partire di buon ora, i chilometri da percorrere sono circa duecentocinquanta. Facciamo rifornimento presso il chiosco al centro dell’oasi di Merzouga, un paio di centinaia di metri oltre la piazza principale. Con i serbatoi sono pieni, possiamo partire, direzione Taouz, piccolo paese a venticinque chilometri da Merzouga e poco distante dal confine Algerino. Non bisogna fidarsi della cartografia Michelin, dove inspiegabilmente la pista Taouz – Zagora è segnata con un spessa linea retta che curva solo leggermente all’altezza di Oum Jrane. In realtà la tappa è ricca di passaggi interessanti e soprattutto priva dei lunghi tratti rettilinei tipici delle piste Africane. Una pista tutt’altro che noiosa e che da subito riesce a mostrarci il suo carisma e le sue bellezze nascoste. Tutto ha inizio da Taouz, dove è bello fermarsi a parlare con gli anziani abitanti del paese che spesso non sono degnati dell’attenzione dei turisti. Chi giunge a Taouz, nel 99% dei casi lo fa esclusivamente per imboccare la pista diretta a Zagora, come noi d’altronde. Tanti così facendo, non s’accorgono delle persone che qui vivono, lavorano, crescono i loro figli, i più a Taouz non si fermano neanche, tirano dritto, non dovendo fare carburante, non avendo bisogno di indicazioni, sentendosi i padroni della strada. Anche noi siamo qui per attraversare questa pista, ma abbiamo tutto il tempo di fermarci, di dedicare un po’ d’attenzione ai bambini di Taouz, che sono tutt’altro che invadenti e che per dolcezza e cordialità non assomigliano minimamente ai loro fratelli di Merzouga.

Combustibile a Merzouga

La pista si imbocca circa cento metri prima dell’ingresso nel villaggio e costeggia il centro abitato di Taouz fino a quando non si allarga, diventando leggermente sabbiosa e scavata dai camion delle miniere. Dopo aver affrontato un tratto un po’ tortuoso entriamo all’interno del letto del fiume ZIZ, una distesa di sabbia finissima cosparsa di piccole e basse tamerici. La navigazione è facilissima, si può seguire la pista principale, che corre a sud dell’Oued, a ridosso del Djebel Zguirine, oppure come stiamo facendo noi utilizzare dei piccoli sentieri mono-traccia che si avvicinano all’argine del fiume secco, regalando fortissimi impatti visivi con tutto ciò che ci circonda. Lo Ziz e il fantastico contrasto con le dune. All’altezza del Wadi Oussina, dopo circa venticinque chilometri percorsi dobbiamo attraversare l’Oued Ziz dopodiché il panorama si allarga e la pista diventa molto scorrevole e pianeggiante. Correndo a sud del Plateaux Nou Haouar possiamo godere di una vista incredibilmente suggestiva. Sabbia rossa che contrasta prepotente con l’azzurro del cielo e il bianco delle nuvole. Le montagne spaccate dal caldo e scolpite dal vento diventano la cornice del nostro orizzonte e fanno da punto di riferimento per la direzione che dobbiamo seguire: CAP 230.

Arriviamo a El Remlia dopo cinquantacinque chilometri di deserto. Questo paese è un crocevia fondamentale di questa traversata, è l’ultimo avamposto prima del faticoso attraversamento dell’Oued Rheris, Daoura in Francese. Il guado del Daoura è il tratto più impegnativo di questo percorso. Si tratta di un guado di una lunghezza di circa cinque chilometri su un fondo quasi totalmente composto di Fech-Fech, la terribile sabbia fine come il borotalco e che per il peso delle nostre grosse moto che perdipiù sono cariche come muli da soma, è decisamente antipatica da combattere. Il piccolo paese è davanti ai nostri occhi e dietro di esso il letto del fiume tempestato di arbusti di Tamarindi che impediscono la visuale. La pista principale prosegue dritta davanti a noi, ma è sconsigliabile imboccarla. Il guado è lungo circa cinque chilometri e le dune di Fech-Fech si fanno decisamente ostiche dopo un paio di chilometri dal paese. Per attraversare il fiume è bene prendere la pista che costeggia il campo coltivato e seguire le tracce tra le dunette. Volendo per evitare qualsiasi problema si può anche decidere di aggirare l’ostacolo circa 5 km a Nord, ma non è necessario. Prima di partire sgonfiamo gli pneumatici per poi rigonfiarli non appena avremo oltrepassato il punto di sabbia più soffice. Correndo verso nord e volgendo lo sguardo verso il fiume è possibile vedere la vegetazione diminuire la sua significativa presenza, lasciando spazio al grigio Fech-Fech e alle piccole dune scavalcate qua e la da qualche piccolo sentiero. Uno di questi lo imbocchiamo, un single-track tra gli arbusti di tamarindi. Sollevando fitte nubi di Fech-Fech e facendo serpentine tra la vegetazione raggiungiamo il centro del guado, dove approfittiamo per fermarci qualche secondo a riposare.

Il tracciato è sempre ben visibile, ma dobbiamo rimanere molto concentrati nella guida dato che le piogge potrebbero aver cambiato la traccia principale del percorso. La pista principale passa a sud di questo rilievo e taglia dritto verso Zagora,  teniamo alla nostra destra la montagna attraversando un plateaux bianchissimo formato dai depositi salini dell’oued Ma’der poi spingendoci verso il bellissimo passaggio tra i monti Mrakib e Maharch. Proseguiamo in direzione nord per qualche chilometro, tre, quattro poi, oltre il valico, il panorama cambia drasticamente. La sabbia bianca sparisce e lascia posto a delle taglienti pietre rosse come il fuoco. Le montagne fanno da contenitore ad una Hammada piattissima, cosparsa di piccole rocce che scombussolano l’assetto della moto. Attorno a noi il nulla, siamo assolutamente lontani da tutto, le montagne sembrano proteggerci da tutto ciò che ci circonda, sembrano formare le sponde di una culla dolcissima e il tracciato che stiamo seguendo ci coccola, non lasciandoci il tempo di respirare tanto ci toglie il fiato per la sua bellezza. I chilometri scorrono sotto le nostre ruote e il tempo vola veloce. Senza neanche accorgerci delle lancette dell’orologio che continuano il loro sistematico giro senza fine, attraversiamo la piana della Daya el Maider, una Sebka ricordo di una antica palude. Da qui la pista prosegue rapida, fino arrivare alle porte di Zagora. Davvero un peccato essere già arrivati.

Scarica la traccia GPS del percorso

Letture consigliate: Marocco Fuori Rotta

 

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2 comments

  1. Ciao, sto progettando viaggio con amici e vorremmo attraversare il deserto a sud facendo proprio quella pista. è fattibile secondo voi con una Duster 4×4??

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